Albino Piona: Tutta la storia della Famiglia in una bottiglia

Articolo di Monica Marcandelli.

130” è lo spumante metodo classico – blanc de noir, 130 mesi di presa di spuma e dosaggio zero – con il quale ALBINO PIONA ha voluto festeggiare il centotrentesimo anniversario della propria fondazione, avvenuta in territorio di Custoza nel 1893 ad opera del bisnonno di Alessandro e Massimo Piona, attuali proprietari dell’azienda, che dal 2005, con la costruzione di una nuova cantina, ha sede a Villafranca Veronese.

Prodotto con mosto fiore al 100% da Corvina veronese, vitigno autoctono, vendemmia 2011, con uve provenienti esclusivamente da vigneti di proprietà, lavorate interamente nella cantina aziendale (dalla spremitura soffice alla lunga e lenta presa di spuma, con remuage e sboccatura manuali, fino all’etichettatura e al confezionamento), “130” è stato prodotto in sole 2.930 bottiglie, delle quali ci è stata offerta la numero 382, sboccata il 03.04.2022.

Minerale, tagliente e vibrante, se servito ghiacciato, a temperatura di servizio sorprende con un’apertura verso note di burro, crema pasticcera, vaniglia e zucchero caramellato, rivelando al sorso una bolla fine e setosa, sostenuta da una piacevole sapidità, caratteristica del terreno morenico sul quale la Corvina è stata allevata, fino a una chiusura che lascia la bocca pulita e pronta ad un nuovo sorso.

Equilibrato ed elegante, “130” ha in sé “tutta la storia della famiglia”, evidenzia con passione Alessandro Piona, è sintesi perfetta della tradizione spumantistica dell’azienda, che lavora vini rifermentati in bottiglia dal 1970, primo anno di produzione dell’iconico “Verde Piona”, pétillant naturel, rifermentato in bottiglia senza sboccatura.

130 – Centotrenta di Albino Piona

Pulizia ed eleganza anche nel “Custoza Albino Piona DOC” che, provato in verticale dall’annata 2023 alla 2020, mostra un’evoluzione da dolci note fruttate, croccanti ed agrumate, a un bouquet di fiori bianchi ed erbe aromatiche mediterranee e miele, fino a lievi sfumature di pietra focaia e idrocarburo, il tutto sostenuto da una decisa spalla acida e connotato dal sorso sapido e minerale tipico del territorio.

Perché “il marcatore nei vini deve essere il terroir, non lo strumento”, sottolinea ad ogni possibile occasione Alessandro Piona, convinto sostenitore dell’uso degli “strumenti” usati per l’affinamento in cantina “non per aggiungere, ma per togliere e smussare gli angoli”, per garantire al vino l’equilibrio e la stabilità che gli sono necessari per poter avere una significativa prospettiva di vita in bottiglia, anche se si tratta di un vino bianco.

Il 5% della Garganega contenuta nel blend del Custoza Superiore DOC “Campo del Selese” viene fermentato “in strumento” (barili di rovere francese) ed, effettivamente, nella degustazione in verticale delle ultime quattro annate, dalla 2021 alla 2018, l’annata 2019 si dimostra pronta, inebriante di albicocca e mela matura e agrumi e vivida di zenzero e pepe bianco, che rendono stimolante anche il sorso, pieno e sapido, mentre l’annata 2021 è connotata da una ritrosia che conferma la necessità di tempo perché questo vino possa esprimersi al massimo delle proprie potenzialità. “Cinque anni”, prospetta Alessandro Piona.

Il “Crea DOC”, vino secco macerato da uve Garganega, Trebbiano, Trebbianello (Tai), Incrocio Manzoni, è degno di menzione per la pulizia dalla quale è connotato sotto ogni aspetto. Totalmente trasparente e con calde sfumature dorate, dona all’olfatto suadenti note di pesca matura e mela renetta surmatura, accompagnate da un accenno di mandorla tostata, che anticipano la pienezza del sorso, il quale conferma una perfetta rispondenza tra naso e bocca e la presenza di tannini ammorbiditi da una lunga permanenza in botticelle di rovere francese prima dell’imbottigliamento. Il 6% della massa matura in anfora di terracotta e questo contribuisce a conferire al “Crea DOC” un carattere distintivo, sorprendente e soddisfacente.

Degustazione Custoza

Un grande privilegio poter provare in anteprima il “Custoza Riserva DOC 2021”, che verrà (forse) presentato nel 2025. Blend di Garganega, Bianca Fernanda (Cortese), Trebbianello, con affinamento del 100% della massa in tonneaux di secondo passaggio, è un tripudio di burrosità, grassezza, aromaticità, tutte sostenute da una vibrante acidità, che lo rendono adeguato, pur essendo un vino bianco, ad un abbinamento con carne rossa ben marezzata. “Angus allevato a Mozzecane (Vr)”, suggerisce caldamente e a ragion veduta il padrone di casa.

Nel 2025 verrà presentato anche il “Rabbita”, vino da 100% uve Garganega appassite in cassetta per cinque mesi e poi torchiate, con mosto fermentato in barriques usate e tonneaux di secondo passaggio. Elegantissimo, delizia il naso con sfumature di albicocca e fico essiccati e dattero e nocciola tostata, con un pizzico di pepe bianco e zenzero, che trovano un contrappunto a livello tattile nel ‘friccicore’ di un sorso vivido e sfizioso. Perfetto con lo “zaleto” (dolce a base di farina gialla da polenta, burro, zucchero, uova e uvette appassite) offerto in abbinamento.

Tutti i vini assaggiati sono il riflesso di un lavoro condotto in completa sinergia con la Natura (“Non puoi lavorare contro Natura” è, infatti, un mantra dell’azienda, guidata in ogni sua azione da un’anima “green”) e con un’ attenzione e cura maniacali per l’ordine, la pulizia e i dettagli (solo per citare un esempio: la parte di cantina destinata alla lavorazione del metodo classico è mantenuta totalmente al buio, per preservare le bottiglie da eventuali indesiderate reazioni legate alla fotosensibilità del vino).

Ogni sorso assaggiato è animato dall’energia profusa nell’esasperata ricerca della valorizzazione del territorio da parte di Alessandro e Massimo Piona, coadiuvati dall’enologo Damiano Peroni e dal figlio di Alessandro, Federico, in una continua tensione tra tradizione, modernità e sostenibilità.

Articolo di Monica Marcandelli.

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