Bellavista Alma Assemblage 1: Our Sense of Place.

Articolo di Monica Marcandelli.

Lunedì 28 Ottobre 2024 è, per Bellavista, il giorno d’inizio di una nuova era, sancito da una grande festa per celebrare la presentazione al mondo di “Alma Assemblage 1”, Franciacorta DOCG declinato anche nelle versioni “Alma Non Dosato Assemblage 1” e “Alma Rosé Assemblage 1”, ottenuto dall’unione di una selezione di 91 vini base da uve allevate, nell’annata 2021, in 129 parcelle distribuite in differenti comuni dell’areale della Franciacorta, ciascuna curata in maniera specifica a seconda degli specifici parametri connotanti in termini di composizione del suolo, morfologia, esposizione, altitudine, composizione ampelografica, età del vigneto.

Grazie per avere creduto in noi”. Una radiosa Francesca Moretti, Enologo di Bellavista e Presidente di Terra Moretti Vino (proprietaria dei marchi Bellavista e Contadi Castaldi in Franciacorta, Sella&Mosca ad Alghero, Acquagiusta a Castiglione della Pescaia, Petra a Suvereto, Teruzzi a San Gimignano) accoglie gli ospiti con queste parole, cariche di emozione.

Da oggi ci immergiamo nel futuro”, continua Francesca, perché “Alma Assemblage 1” è il frutto di un progetto iniziato tre anni fa e basato sulla certezza che possiamo “sognare e inventare tutto ciò che ci circonda”, perché “il futuro è un mondo in costruzione”, essendo consapevoli che per procedere abbiamo bisogno del contributo – determinante – del “capitale umano”, di chi, credendo nel progetto assieme a noi, mette a disposizione energia, tempo e competenza per la sua buona riuscita.

Francesca Moretti e Richard Geoffroy.

Marco Simonit, maestro nella domesticazione delle piante di vite, da vent’anni consulente di Bellavista e mentore della dottoressa Moretti per la gestione del “lavoro in campagna”, ha portato con sé nel progetto un modus operandi improntato all’ascolto, finalizzato alla “comprensione del luogo” dove viene allevata la vigna, nel più che totale rispetto della Natura. Forma e dimensioni di ogni singola pianta devono essere curate quotidianamente e nel lungo periodo (“perché la genetica della pianta ha bisogno di tempo per adeguarsi alle azioni compiute per la sua domesticazione”, sottolinea il dottor Simonit) per garantire una “evoluzione architettonica” che renda la vigna “contemporanea”, ovvero capace di “interagire dinamicamente” con l’ambiente e con l’“evoluzione del clima”. E il “capitale umano” deve essere formato costantemente, perché le donne e gli uomini operativi in vigna possano sviluppare la sensibilità necessaria al “saper fare” di Bellavista, basato su un’incessante attività di “ricerca e sviluppo applicata al territorio”, in un’ottica di miglioramento continuo.

Richard Geoffroy, autorevole chef de cave di Dom Perignon per un trentennio, fino al 2019, e artefice della decisiva affermazione di questo marchio quale sinonimo di eccellenza e grandiosità a livello mondiale, consulente di Bellavista da tre anni a questa parte in qualità di mentore della dottoressa Moretti per la gestione del “lavoro in cantina”, ha portato con sé nel progetto l’attitudine ad una sperimentazione continua (“Keep experimenting!”, esorta il dottor Geoffroy che, oltre a essere Enologo, ha anche una laurea in Medicina), verso una viticoltura e modalità produttive di sempre maggiore precisione, guidate da un approccio sartoriale, nel quale ogni vigneto viene gestito individualmente da un punto di vista agronomico ed enologico, in modo da arrivare alla perfetta integrazione tra i mondi della campagna e della cantina.

Per far entrare Bellavista in un nuovo ciclo, utile a “portare in chiave contemporanea l’heritage Franciacorta”, racconta Francesca Moretti, creando di anno in anno un assemblaggio nuovo, identificato con un numero cardinale progressivo, riconoscibile e fortemente identitario, che si faccia tramite, in ogni singola annata, della storia che ogni vigna ha da raccontare (e che la dottoressa Moretti conosce molto bene, avendo lavorato per anni al progetto di zonazione dei vigneti di Bellavista), assieme al lago, il vento, il Monte Guglielmo, le persone. Il “capitale umano” che, rimanendo in ascolto, sa decidere quando vendemmiare assaggiando le uve, “perché i parametri gustativi guidano oltre i parametri chimici”.

La sessione di assaggio tecnico, con vini serviti da magnum senza etichetta.

Gioia, energia, luminosità, pienezza, profondità”. “Alma Assemblage 1” viene descritto con queste parole da Richard Geoffroy durante la sessione di assaggio tecnico – singolare e intrigante – nella quale viene proposto un percorso che prende l’avvio da “The Vision”, punto di riferimento, testimone della sequenza d’assaggio, “custode di concetti che vogliamo portare nei nostri vini”, racconta Francesca Moretti, prodotto con uve da diverse annate, tra cui la 2004, 2006, 2008, 2013, 2016 e (per la maggior parte) 2018, “la nostra versione 2.0”, non finita, non pronta, che probabilmente non verrà messa sul mercato, ‘degorgiata’ poco prima del servizio à la volée, sorprendente per la pulizia e l’intensità.

A seguire, “Alma Assemblage 3”, prodotto con uve vendemmiate nel 2023 e praticamente ancora un vino base, e “Alma Assemblage 2”, prodotto con uve annata 2022 e con un carattere in fase di definizione, eppure a tratti manifesto, anticipano “Alma Assemblage 1” e la sua elegante e corroborante vivacità, tracciando il processo evolutivo di “Alma”, che vuole essere il tangibile riflesso di una tradizione che ha nella sua stessa essenza la propensione a evolvere, perché “tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”, sosteneva Gustav Mahler.

Francesca e Vittorio Moretti.

Il lavoro attento, il fattore umano, le vigne resilienti, tutto concorre a fare di “Alma Assemblage 1” un “vino di terroir”, il terroir franciacortino nel quale la famiglia Moretti ha creduto fin dagli anni settanta dello scorso secolo, fondando Bellavista a Erbusco nel 1977, lavorando incessantemente col “pensiero di fare qualcosa di diverso”, perché “non bisogna mai accontentarsi e bisogna andare avanti”, percorrendo una “strada straordinaria”, una “strada di ricerca”, la strada che ha portato Bellavista ad acquisire la “sua grande identità e riconoscibilità”, tramite la creazione di “prodotti straordinari”, afferma con profonda partecipazione Vittorio Moretti (padre di Francesca, fondatore e attuale presidente di Terra Moretti Holding, gruppo operante nei settori dell’edilizia industrializzata e dell’ospitalità, oltre che del vino).

Alma Assemblage 1” è per Bellavista “Our Sense of Place”, la concretizzazione della nuova filosofia aziendale, l’estrema sintesi dell’”Essere Bellavista”, in Franciacorta.

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