Casavecchia e Pallagrello Bianco e Nero, le perle rare dell’Alto Casertano. A Piccirillo Winemakers e agli enologi campani il compito di renderli grandi nel mondo

Il Medio-Alto Casertano è un’area che si estende nella parte settentrionale della provincia di Caserta per circa 1400 kmq.

Abbraccia le 3 comunità montane di Caserta: la Comunità Montana del Matese, del Monte Maggiore e del Monte Santa Croce e segna i confini Nord della regione Campania prima di entrare in Lazio.

Con oltre 48 comuni e una storia antica ricca di fascino ed aneddoti il potenziale di quest’area è ancora tutto da rivelare.

Antichi borghi, castelli, sentieri da percorrere a piedi nella natura e ancora grotte, monasteri e bellezze paesaggistiche si alternano su differenti altitudini che descrivono il paesaggio prevalentemente collinare e montuoso dell’area.

La zona è attraversata dal fiume Volturno che rende l’aria vivace e tiene lontane le gelate poco desiderate, mitigando il clima e apportando bellezza paesaggistica.

È qui che Giovanni Piccirillo ritorna dopo la carriera in ascesa che lo ha visto lavorare prima a Bordeaux come Maître de Chai (capo cantina) presso Château Haut-Nouchet e poi in Canada come direttore tecnico presso Domaine St- Jacques a Montréal.

Dopo aver studiato ad Avellino ed essersi laureato in Viticoltura ed Enologia, il giovane enologo continua gli studi a Bordeaux ed inizia la sua personale avventura nel mondo del vino.

Da anni l’Università Federico II di Napoli “sforna” enologi preparati e competenti che prendono direzioni diverse nel mondo del vino grazie alla preparazione e alla passione di alcuni dei migliori docenti al mondo.

Luigi Moio docente di Enologia, Boris Basile di Viticoltura, Giuseppe Blaiotta di Microbiologia, Eugenio Pomarici in Economia e Marketing sono solo alcuni dei nomi che hanno contribuito alla formazione di Giovanni e di molti giovani ragazzi del Sud Italia.

Impensabile non citare le quote rosa che contribuiscono con la stessa intensità alla formazione di futuri enologi quali la professoressa Gambuti, e la professoressa Piombino implicate rispettivamente in Chimica, Analisi del Vino ed Analisi Sensoriale.

Formato a dovere Giovanni torna nel Bel Paese nel 2019, fondando la Piccirillo Winemakers insieme al collega di corso Alessandro Fiorillo.

Giovanni Piccirillo e Alessandro Fiorillo raccontano il Progetto Prima Gioia, il primo spumante Metodo Classico prodotto da Uve Pallagrello.

La giovane compagnia campana offre consulenze tecniche specifiche sul suolo, in viticoltura e in enologia e sarà a mio avviso uno dei punti di partenza per molte giovani cantine del territorio e non solo che aspirano ad emergere e produrre vini che rispettino il terroir ed i canoni di bellezza moderni.

Un lavoro di grande interesse nel Medio-Alto Casertano è iniziato pochi mesi fa e sta portando in modo graduale ad una vera e propria zonazione del territorio identificando le caratteristiche principali dei diversi tipi di suolo nelle aree di Caiazzo, Pontelatone e Castel Campagnano.

Molte le aziende che mostrano una solida qualità e personalità da vendere che ho avuto modo di degustare nei mesi scorsi e di visitare personalmente alla fine di questa estate.

Vigna del Verginiano da qui si produce l’espressione di Pallagrello Bianco dell’azienda Il Verro.

Preziosi sono i vitigni autoctoni che crescono nelle migliori condizioni in quest’area e possono rivelarsi un immenso vantaggio al giorno d’oggi, anche con i cambiamenti climatici.

La dorsale appenninica dona importanti escursioni termiche ed i vitigni Pallagrello Bianco, Pallagrello Nero e Casavecchia sono perfettamente adatti in questo terroir.

La degustazione presso Il Verro, sullo sfondo si intravede Cesare Avenia, titolare dell’azienda sita a Formicola.

È molto interessante il potenziale d’invecchiamento dei vini prodotti ed i profili disparati mostrano complessità nelle matrici vino che sembrano rivelare nel calice sfumature differenti per mano del produttore ma sicuramente anche per differenze pedoclimatiche sostanziali dei diversi comuni.

Di Pallagrello Bianco non ci sono grandi storici messi da parte dai produttori ma alcune molecole che si sviluppano in ossidazione ricordano i Verdicchio prodotti nelle Marche e fanno ben sperare che l’evoluzione prenda il verso giusto.

Il Pallagrello Nero è mordente e ricco di carattere, spesso leggermente rustico ha bisogno di alcuni mesi di affinamento in bottiglia per mostrarsi a pieno in degustazione. Personalmente credo sia un gran vitigno e in tutte le occasioni non mi hai mai smentito.

Il Casavecchia è stato una vera rivelazione per me questa estate. L’ingresso al palato di corpo medio-leggero evidenzia una personalità che si differenzia molto dai vitigni conosciuti in Campania. Non avrei pensato che potesse evolvere ed invecchiare sfidando grandi nomi e grandi vitigni. Il primo paragone è stato alla Borgogna, il secondo ai Nebbiolo prodotti in Langa. Il Casavecchia Trebulanum di Alois 2009 è stata la bottiglia che mi ha aperto la mente decidendo di approfondire il discorso e progettando degustazioni mirate sul vitigno. Nella stessa occasione ho avuto modo di degustare anche il Trebulanum 1999 che si è mostrato ancora divertente e luminoso nel calice.

Il Casavecchia più vecchio mai degustato in carriera è quello prodotto da Alois. Bella performance del vitigno autoctono casertano anche nella difficile annata in Campania.

Il viaggiare e lo studio dei grandi miti dell’enologia mondiale (Borgogna, Montalcino, Etna per citarne alcuni) potrà dare uno spunto ai produttori locali che potranno e dovranno ispirarsi a progetti riusciti ed apprezzati in tutto il mondo per poter esaltare i vitigni di una provincia lasciata spesso fuori dai radar del giornalismo italiano ed internazionale ma che nulla offrono in meno rispetto ai vitigni dai nomi più internazionali.

Lasciare spazio ai giovani e generare un brain storming di idee in questo momento difficile per la comunicazione e le vendite nel modo porterebbe i produttori ad unirsi e raccontarsi nel migliore dei modi al mondo.

Nel 2021 non si può più parlare di un migliore e di un peggiore ma bisogna capire che ogni produttore ha storie diverse da raccontare e può fare leva sui propri punti di forza senza sminuire necessariamente l’operato di altri produttori.

Massimo Alois in Vigna. Uno dei punti di forza di Alois è sicuramente l’apparato fogliare dei propri vigneti ed il sorriso stampato sul volto.

L’erba del vicino non è più verde e se lo sembra è solo questione di prospettive e di riflessi.

Masseria Piccirillo, Il Verro, Vestini Campagnano, Alois, Cantine Rao, Terre dell’Angelo, Terre del Principe, Vigne Chigi, Viticoltori del Casavecchia, Le Masserie, Sclavia, Davide Campagnano e Alepa sono solo alcuni dei nomi da cui partirà la rivoluzione che porterà l’Alto Casertano in giro per il mondo.

Trovate tutti i vini degustati su My Memory Tasting su WinesCritic.com.

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