Eccopinò 2025, l’evento dedicato al pinot nero dell’Appennino toscano, tra storie, territorio e visioni future

di Fosca Tortorelli

Lo Spazio Brizzolari a San Piero a Sieve, nato dal desiderio di Giuseppe Brizzolari di celebrare l’opera del fratello Antonio, artista eclettico e visionario, si è trasformato per l’occasione in un crocevia di cultura e narrazione. Il luogo, con il suo fascino artistico, ha creato l’ambiente ideale per un confronto aperto tra i vignaioli dell’Appennino toscano che, a tredici anni dalla prima edizione di Eccopinò, sono tornati in Mugello.

Come in uno spettacolo teatrale, sentito e partecipato, la giornata è stata inaugurata da un’intensa intervista ai vignaioli, curata dall’oste Diego Sorba, il cui approccio appassionato ha dato voce ai protagonisti della viticoltura appenninica. Ciò che è emerso è il forte senso di umanità e di comunità di questi vignaioli, che con tenacia e dedizione lavorano non solo per produrre vini di qualità, ma anche per contrastare lo spopolamento e rafforzare le prospettive di vita delle aree interne.

Pur considerati spesso “gli altri” nelle classificazioni enologiche, i vignaioli di queste terre credono fermamente nelle potenzialità del Pinot Nero e nella possibilità di raccontare, attraverso i loro vini, una storia di identità, resistenza e innovazione.

Nelle valli di Lunigiana, Garfagnana, Mugello, Casentino e Valtiberina, il vino ha da sempre rappresentato un’attività marginale, legata alla sussistenza e alla tradizione, con pochi investimenti strutturati. Tuttavia, negli ultimi venticinque anni, la coltivazione del Pinot Nero ha segnato una svolta, trasformandosi in un’opportunità concreta per nuove imprese e per l’occupazione. Diverse aziende sono nate o si sono aperte a questo vitigno, permettendo alle bottiglie dell’Appennino toscano di raggiungere nuovi mercati e ottenere riconoscimenti.

Come ha raccontato il presidente dell’associazione, Cipriano Barsanti: «Torniamo in Mugello dopo 13 anni per l’ottava edizione di Eccopinò; questo vuole essere un anno di bilanci sulla situazione degli ettari di vigna e sulle produzioni di queste cinque vallate».

La coltivazione del Pinot Nero rappresenta quindi una concreta opportunità imprenditoriale, trasformando territori spesso dimenticati in realtà produttive. Dall’incontro è emersa anche la crescita dell’associazione e dell’Appennino, mettendo in risalto il suo potenziale ancora in parte inesplorato.

Dodici le aziende presenti, che si sono raccontate non solo attraverso le loro voci, ma anche attraverso la degustazione condotta con minuzia e con uno sguardo profondo da Fabio Pracchia, critico italiano e collaboratore di Slow Wine.

La maggior parte dei produttori del gruppo adotta un approccio agronomico ed enologico che privilegia la sostenibilità ambientale, rispettando l’equilibrio uomo-natura e prediligendo coltivazioni biologiche o biodinamiche, evitando l’uso di sostanze chimiche di sintesi. Ciò che emerge dalle loro voci è la continua ricerca di un equilibrio tra clima, terreno e vitigno.

In generale, si delinea l’immagine di produttori che, pur nella loro diversità, condividono una filosofia di rispetto per la natura e per l’autenticità del prodotto. Il loro obiettivo è creare vini che esprimano al meglio le caratteristiche del Pinot Nero e del territorio appenninico.

Dal Manifesto dei produttori emerge la volontà di essere attori chiave dello sviluppo socioeconomico delle aree interne, promuovendo un modello di crescita sostenibile che coniughi la produzione di vino di qualità con la tutela dell’ambiente e la valorizzazione delle risorse locali.

L’evento ha inoltre dato spazio alla riflessione sui cambiamenti climatici e sulle nuove sfide che questi territori affrontano, dal fenomeno delle gelate tardive alle estati sempre più calde. Nonostante le problematiche, il punto focale di questo incontro è stato il “fattore umano”, che evidenzia come il vino non sia solo una bevanda, ma uno strumento per raccontare le storie di persone che credono nel futuro del proprio territorio.

I vini in degustazione

Tra i vini assaggiati, ognuno con la propria personalità, si segnalano:

  • VSQ Metodo Classico Primum Extra Brut 2018 – Fattoria di Cortevecchia (Mugello)

Gradevole, fresco e salino nel sorso.

  • Toscana IGT Pinot Nero 2021 – Macea (Garfagnana)

Ampio e non scontato nei profumi, con note di piccoli frutti ed erbe aromatiche; buon centro bocca e tannino maturo ma presente.

  • Toscana IGT Pinot Nero Baccarosso 2021 – Tenuta Baccanella (Mugello)

Frutto pieno, note di lampone succoso; un vino scolastico ed esuberante. Al sorso evidenzia un graffio tannico con cenni balsamici sul finale.

  • Toscana IGT Pinot Nero Gattaia 2020 – Terre di Giotto (Mugello)

Profilo molto preciso, con note ferrose e di frutta. Chiude con austerità e rigore fenolico. Elegante e coinvolgente.

  • Toscana IGT Pinot Nero Ventisei 2019 – Il Rio (Mugello)

Note ferrose unite a nuances di spezie e lavanda. Saporito, ben definito nel centro bocca, con una lunga persistenza aromatica. Il Ventisei 2020 si distingue invece per la sua solarità e ampiezza, giocato più sul frutto, succoso e di grande potenziale di bevibilità.

  • Toscana IGT Pinot Nero 2019 – Frascole (Mugello)

Pieno nel frutto, ampio, con note ferrose. Il sorso è deciso e diretto, caratterizzato da una bella balsamicità.

  • Toscana IGT Pinot Nero 2022 – Fattoria Il Lago (Mugello)

Succoso, pulito, gradevole, con un buon equilibrio gusto-olfattivo. Frutto in primo piano, bella freschezza e una struttura ben definita.

  • Toscana IGT Pinot Nero Il Borgo 2021 – Borgo Macereto (Mugello)

Note di frutto e balsamicità, un vino saporito con una leggera ematicità gustativa. La trama è più rustica, con buona acidità e note piccanti.

  • Toscana IGT Pinot Nero Ornoir 2019 – Ornina (Casentino)

Qui troviamo note di ribes e rosmarino, grande acidità e slancio. Frutto nero in armonia nel calice, di ottima beva.

  • Toscana IGT Pinot Nero Sopra 2020 – Fattoria Brera (Valtiberina)

Molte erbe officinali e spezie, con un ingresso di grande finezza e dinamico al sorso. 

Fabio Pracchia

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