Vernaccia di San Gimignano, bella l’essenza dei vini ma meglio senza legno

Di origine Pliocenica, San Gimignano è al giorno d’oggi un comune che si colloca al Nord-Ovest di Siena con altitudini tra i 200 ed i 400 metri sul livello del mare. Con terreni ricchi di tufo e di sabbie e poveri di scheletro e di argille è un territorio perfetto per la crescita della vite che genera un apparato radicale fitto e che si estende alla ricerca della profondità.

Il suolo di carattere drenante e povero di sostanza organica risulta essere ottimale per la crescita della Vernaccia un vitigno cha vanta una storia di oltre 750 anni grazie alle testimonianze scritte e al piacere ed il ” bene stare” di numerosi estimatori del passato quali impossibile non citare Dante, Boccaccio e Deschamps.

Difficile trovare un altro vino italiano che vanti una storia così lunga coma la Vernaccia di San Gimignano.

Il Disciplinare di produzione della Vernaccia di San Gimignano DOCG prevede l’utilizzo dell’ 85% di Vernaccia alla quale è possibile unire il 15% di varietà miste non aromatiche solitamente presenti ed allevate in Toscana.

La tipologia Riserva invece si ottiene dalla selezione in vigna delle migliori uve con un invecchiamento di almeno 11 mesi in cantina (acciaio o legno) e 3 mesi in bottiglia prima dell’uscita sul mercato.

Grazie al Consorzio del Vino Vernaccia di San Gimignano ho avuto l’opportunità di degustare quasi 50 etichette e di mettermi al passo con le annate attualmente in corso.

I vini sono risultati piacevoli, con freschezza e grande beva ed in alcuni casi con tensione ed una maggiore complessità perfetti dunque anche per un invecchiamento a cui il nobile vitigno si presta bene.

L’annata 2018 ha mostrato precisione e grinta con una visione moderna di ciò che chiedono i mercati, dove a parlare sono stati spesso infatti il frutto e la qualità delle uve.

Non possiamo dire però lo stesso per le Riserva che abbiamo degustato in quanto ancorate ad una filosofia di produzione un po’ superata, quella della presenza del legno impattante e dolce.

Lungi da me voler creare polemica in merito ma l’immediatezza della giovane Vernaccia ha quasi sempre prevalso sulla ricercatezza delle Riserva proprio per l’eccesso del materiale legnoso in affinamento.

L’importante qualità delle uve selezionate per la produzione delle Riserva sarebbe stata forse meglio esaltata con battonage ed affinamenti su fecce fini più o meno prolungati o con legni grandi e vecchi piuttosto che barriques e legno nuovo.

Le grandi note dolci di vaniglia, zucchero a velo e cioccolato bianco coprono infatti la qualità del frutto complicando anche l’equilibrio gustativo che avrà bisogno di molto tempo in bottiglia poi per ritrovare la sua condizione migliore.

La versione annata ricopre il 90% circa della produzione e dunque rappresenta il “core” centrale del territorio e dell’identità di San Gimignano mentre le Riserva solo il 10%.

Convinti ci sia ancora tanto margine di miglioramento sulla Vernaccia siamo consapevoli che i territori di produzione storica sono sempre i più lenti ad orientarsi nel cambiamento.

Alcune giovani realtà stanno già dimostrando di lavorare bene con passione e tanta energia e saranno in grado di dimostrare a tutti che San Gimignano è un luogo straordinario di produzione di vini bianchi in Italia e nel mondo.

Di seguito le mie personali riflessioni ed i punteggi dei vini degustati:

I miei punteggi